Celebriamo la fine del 2016 ricordando il bicenterio di uno degli strumenti più semplici ed utilizzati nella pratica medica: lo stetoscopio.

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René Laennec

Era il 1816 quando il medico francese René Laennec si ritrovò a visitare una giovane donna con sintomi che indicavano un possibile problema cardiaco. Come lo stesso Lannec ricorda nel suo “Trattato di auscultazione“, sia l’età che il sesso rendevano inappropriato il classico metodo diretto: poggiare l’orecchio direttamente sulla paziente.

In quello stesso momento laennecLaennec rivisse un’esperienza di qualche tempo prima quando, insieme ad alcuni bambini, appoggiando un orecchio ad una delle estremità di una lunga pertica, aveva ascoltato il rumore fatto da uno spillo che veniva grattato sull’altra.

Sull’onda di questo ricordo prese un foglio di carta dalla sua scrivania e lo piegò fino a formare un cilindro che poi poggiò sul petto della paziente, iniziando così un’auscultazione indiretta, mediata. E’ lo stesso Laennec che descrive nel suo libro il successo di quella pratica Potevo percepire l’azione del cuore in un modo molto più chiaro e distinto di quanto avessi mai fatto prima con l’auscultazione diretta. Sulla base di questa esperienza Laennec costruì personalmente un primo strumento in legno: nacque lo stetoscopio.

Il primo stetoscopio

Il primo stetoscopio

Attraverso il nuovo strumento Laennec migliorò la sua capacità di diagnosi,  “Fui capace di scoprire una serie di nuovi segni delle malattie” scrisse. Nonostante tutto, neanche a lui, come a molti altri grandi innovatori, furono risparmiate critiche da parte di medici che ritenevano scomodo quel “tubo di ascolto” lungo una trentina di centimetri. Ma è grazie a questa minima variazione dell’auscultazione diretta, una pratica millenaria introdotta dallo stesso Ippocrate, che la medicina è riuscita a compiere un salto di qualità tanto inatteso quanto fondamentale.

Buon 2017 dalla Fondazione GIMEMA!

 

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