Il 14 giugno si celebra la Giornata mondiale del donatore di sangue, un evento internazionale volto a sensibilizzare l’opinione pubblica su un gesto che è un pilastro fondamentale per la salute di tutti. Nel frattempo la medicina rigenerativa sta compiendo passi significativi con la produzione di globuli rossi coltivati in laboratorio e la creazione di particelle sintetiche. Un traguardo che apre nuove prospettive per alcuni contesti.

Due persone, una trasfusione ciascuna. Una con sangue convenzionale, l’altra con una piccola quantità di globuli rossi coltivati in laboratorio. È accaduto nel Regno Unito, all’interno dello studio RESTORE, la prima sperimentazione al mondo in cui sangue artificiale, ottenuto da cellule staminali, è stato trasfuso in esseri umani. I ricercatori del NHS Blood and Transplant, insieme a un gruppo di università britanniche tra cui Bristol e Cambridge, stanno cercando di capire se i globuli prodotti in laboratorio possano durare più a lungo nel corpo umano rispetto a quelli donati. Se l’ipotesi fosse confermata, aprirebbe una prospettiva promettente soprattutto per i pazienti che necessitano di trasfusioni frequenti o che hanno gruppi sanguigni estremamente rari.

L’idea di un sangue “su misura”, coltivabile in laboratorio, è uno degli obiettivi più ambiziosi della medicina rigenerativa. La ricerca, però, è ancora lontana dall’applicazione su larga scala.

Attualmente la produzione di globuli rossi artificiali è estremamente costosa, lunga e complessa: una singola sacca può richiedere settimane per essere prodotta e prevede processi ad alta tecnologia non replicabili facilmente fuori dai laboratori avanzati. Per questo motivo, il sangue artificiale non è destinato, almeno nel prossimo futuro, a sostituire quello donato dalle persone.

Anche negli Stati Uniti si lavora in questa direzione. Alla Penn State University, un team guidato dal professor Dipanjan Pan ha ricevuto un finanziamento dal National Institutes of Health per sviluppare delle nanoparticelle chiamate Nano-RBC: minuscole strutture che imitano la forma e la funzione dei globuli rossi naturali. Queste particelle sintetiche, cariche di emoglobina e capaci di deformarsi come i globuli veri, potrebbero diventare uno strumento utile in contesti d’emergenza, nelle zone di guerra o nei luoghi dove la disponibilità di sangue umano è scarsa. In passato lo stesso team aveva già lavorato a un’altra tecnologia sperimentale, chiamata ErythroMer, pensata come sostituto del sangue per uso militare e trasportabile in condizioni estreme.

Tuttavia, anche in questo caso si tratta di prototipi lontani dall’essere autorizzati per l’uso clinico diffuso. Le sfide da superare sono ancora molte: dalla tossicità potenziale delle sostanze utilizzate, alla loro efficacia nel trasportare ossigeno, fino alla conservazione stabile dei materiali sintetici. Ad oggi, nessuna di queste sperimentazioni ha confermato la possibilità di sostituire completamente il sangue umano.

La Giornata mondiale del donatore di sangue, che si celebra ogni 14 giugno, diventa quindi un’occasione per fare il punto su questo scenario: non per sostituire il gesto del dono, ma per comprenderne ancora meglio il valore. Il sangue artificiale è un’ipotesi realistica in alcuni contesti molto specifici, ma nella pratica quotidiana della medicina moderna, dal trattamento delle leucemie alle emergenze chirurgiche, il sangue donato continua a essere insostituibile.

Inoltre, molte delle stesse ricerche sul sangue sintetico hanno bisogno di sangue umano come modello di partenza per testare l’efficacia e la sicurezza delle nuove soluzioni.

Il futuro della medicina trasfusionale sarà certamente sempre più tecnologico, ma il suo cuore resta profondamente umano. In attesa che i globuli artificiali diventino una realtà concreta, restano i donatori – con il loro gesto volontario, gratuito, insostituibile – a mantenere vivo il sistema. E a salvare, ogni giorno, migliaia di vite.