I risultati di una recente ricerca condotta sui dati della rete LabNet CML mettono in evidenza l’importanza di avere a disposizione analisi molecolari precise e standardizzate.
Quando si parla di malattie oncoematologiche, disporre di analisi di biologia molecolare precise, affidabili e standardizzate è di fondamentale importanza. In questi contesti, infatti, la qualità e la tempestività dei risultati influiscono direttamente sulla gestione clinica dei pazienti e sull’efficacia delle terapie. È il caso della leucemia mieloide cronica (CML, dall’inglese Chronic Myeloid Leukemia), in cui la maggior parte dei pazienti è sottoposta a trattamenti di lungo termine e viene monitorata con regolarità attraverso test molecolari che servono a valutare la risposta alla terapia e a orientare le decisioni cliniche nel tempo. Tuttavia, affinché questi controlli siano davvero efficaci, è essenziale che i risultati siano coerenti e confrontabili su tutto il territorio nazionale.
Ecco perché, a partire dal 2008, GIMEMA ha avviato il progetto LabNet CML, una rete che mette in comunicazione ematologi e laboratori altamente dedicati e specializzati in tutta Italia, con l’obiettivo di garantire diagnosi e monitoraggi molecolari rapidi, accurati e omogenei. LabNet CML è anche una risorsa preziosa per la ricerca scientifica: un recente studio pubblicato sull’American Journal of Hematology, basato sui dati raccolti attraverso la rete, ha indagato l’evoluzione della malattia in centinaia di pazienti con leucemia mieloide cronica che non avevano ancora raggiunto una risposta molecolare profonda, uno degli obiettivi più ambiziosi della terapia.
Inibitori delle tirosin-chinasi e risposta molecolare profonda
Negli ultimi decenni, l’introduzione di una classe di farmaci chiamati inibitori delle tirosin-chinasi, che agisce direttamente sul meccanismo molecolare alla base della CML, ha rappresentato una vera svolta per il trattamento di questa malattia. Grazie a tali molecole, infatti, molti pazienti riescono a ottenere una risposta molecolare profonda e stabile, che si mantiene nel tempo.
“In diversi casi, questo permette addirittura di sospendere la terapia e di intraprendere il percorso della cosiddetta treatment free remission (remissione senza trattamento), a patto che siano stati raggiunti e mantenuti nel tempo determinati obiettivi clinici. È un traguardo importantissimo, che offre a molti pazienti una normale prospettiva di vita”, racconta a GIMEMA Informazione Fabio Stagno, professore dell’Università di Messina, Sezione di Ematologia, AOU Policlinico “G. Martino” e primo autore dello studio.
Tuttavia, non tutti i pazienti affetti da leucemia mieloide cronica, purtroppo, raggiungono una risposta molecolare così profonda. Altri, pur beneficiando della terapia, devono continuare a seguire il trattamento nel lungo termine, monitorando regolarmente la risposta alla terapia.
Proprio per questo, è essenziale che i controlli molecolari siano precisi, standardizzati e affidabili, poiché da questi risultati dipendono decisioni cliniche fondamentali per ogni singolo paziente.
L’importanza di fare rete
LabNet CML è una rete nazionale che ad oggi comprende 51 laboratori certificati, collegati a 144 centri ematologici attraverso un’infrastruttura digitale che gestisce il flusso dei test molecolari tra clinici e laboratori.
Questo sistema permette di monitorare con precisione la malattia minima residua e di valutare in modo uniforme, su tutto il territorio nazionale, l’efficacia delle terapie nel tempo.
“La rete LabNet ha un ruolo fondamentale per la gestione della leucemia mieloide cronica in Italia. È stata la prima rete ematologica attivata nel nostro Paese con un obiettivo preciso e ambizioso, quello di rendere omogenea e standardizzata la gestione dei campioni ematici inviati ai laboratori dei pazienti affetti da CML, in modo che i risultati ottenuti fossero affidabili e confrontabili in qualsiasi centro clinico ematologico”. In particolare, aggiunge il professore, si è lavorato per fare in modo che la misurazione della quantità di trascritto BCR::ABL1 (ovvero il marcatore molecolare della CML) fosse eseguita in maniera standard ovunque. “In pratica, si è voluto garantire che un risultato ottenuto ad esempio a Milano fosse leggibile e interpretabile nello stesso modo come ottenuto a Catania, Roma o in qualunque altro centro aderente alla rete”, con un impatto diretto e concreto sulla vita dei pazienti. “Oggi è il campione di sangue a viaggiare, non il paziente. E ogni paziente, ovunque si trovi, può ricevere un risultato attendibile, valutato con criteri condivisi e di alta qualità. Questo è fondamentale perché proprio su quel risultato lo specialista ematologo prende decisioni terapeutiche importanti, come, mantenere, modificare o sospendere il trattamento”. Oltre alle implicazioni cliniche, la rete LabNet rappresenta una risorsa importante anche per la ricerca in ambito oncoematologico.
Lo studio
In particolare, la ricerca recentemente pubblicata si fonda sui dati LabNet per fare luce proprio su quei pazienti che, pur seguendo le cure per la leucemia mieloide cronica e beneficiando dei loro effetti, non riescono a raggiungere una risposta molecolare profonda, tale da permettere l’interruzione del trattamento.
“Ci siamo concentrati su quei pazienti che ottengono una buona risposta, ma non completa: una risposta molecolare maggiore – detta MR3 – o una MR2, comparabile con una risposta citogenetica completa. Si tratta di pazienti che rispondono alla terapia, ma non sono candidabili alla sospensione del trattamento”.
Analizzando quasi 10.000 pazienti provenienti da 74 centri afferenti alla rete LabNet, è emerso che circa il 6% mantiene nel tempo questo tipo di risposta. Di questi, circa il 66% riesce, entro 48 mesi, a migliorare ulteriormente la risposta molecolare e a raggiungere una risposta molecolare profonda, diventando potenzialmente candidabili alla sospensione; il 30% invece rimane stabile sulla stessa soglia (MR3 o MR2), e continua la terapia nel lungo termine; infine, un piccolo gruppo (circa il 4%) ha una risposta instabile o fluttuante, da monitorare con particolare attenzione.
In sintesi, sottolinea il professor Stagno, anche chi non raggiunge una risposta molecolare profonda conduce una vita quasi normale grazie alla terapia, anche se, in alcuni casi, con alcune intolleranze farmacologiche.
E per una parte significativa di questi pazienti, la continuità del trattamento può portare nel tempo a traguardi ancora più importanti, mentre, in quelli che mostrano variazioni nei valori molecolari, è importante un monitoraggio serrato.
Da qui l’importanza di una rete nazionale ben organizzata per seguire da vicino l’evoluzione della malattia nella vita reale e prendere decisioni sempre più personalizzate relative a ogni paziente.
“LabNet CML è una nota di merito per GIMEMA e per tutti i centri ematologici italiani che hanno scelto di lavorare insieme per offrire un approccio omogeneo, accessibile e di alto livello nella gestione della emopatia. Un’infrastruttura digitale avanzata, controlli di qualità rigorosi e protocolli standardizzati hanno reso possibile ciò che in altri Paesi non è ancora realtà: una valutazione clinica e molecolare uniforme, affidabile e utile per guidare al meglio le terapie”. Questo è ancora più significativo, aggiunge il ricercatore, se si considera l’evoluzione storica di questa malattia. Fino a pochi decenni fa, infatti, una diagnosi di CML significava, nella maggior parte dei casi, una sopravvivenza limitata a 3-5 anni. Oggi, grazie ai farmaci inibitori della tirosin-chinasi la sopravvivenza dei pazienti che rispondono alla terapia è paragonabile a quella della popolazione generale, con una parte di essi che può anche sospendere i trattamenti, se raggiunge e mantiene determinati traguardi molecolari.
“Parliamo quindi di una rivoluzione epocale nella storia della CML, resa possibile non solo dai progressi terapeutici, ma anche dalla capacità tutta italiana di fare rete, condividere risorse e costruire un modello di assistenza equo, efficiente e basato sull’evidenza scientifica”.
L’articolo scientifico di F. Stagno et al., Outcome of Chronic Myeloid Leukemia Patients Not in Deep Molecular Response: Results From the GIMEMA LabNet CML Network Database, pubblicato su American Journal of Hematology è consultabile a questo link: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/ajh.27733