Servono più donatori, e più giovani. Una nota del Centro Nazionale Sangue del Ministero della Salute dell’8 giugno 2022, con i dati preliminari del 2021, mostra chiaramente che la raccolta di sangue e plasma in Italia, seppur in leggera crescita, risente ancora fortemente dei mesi di chiusure fra il 2020 e il 2021, e come sempre è probabile che i mesi estivi saranno segnati da forti carenze, soprattutto di plasma.

Nel complesso le donazioni nel 2021 sono state 3.021.143, di cui 455 mila in aferesi, la procedura grazie alla quale si possono donare solo alcune parti del sangue: plasma e piastrine. Mentre i pazienti trasfusi 657 mila.

Nel primo difficile anno di pandemia le donazioni erano calate del 3,4%, fermandosi a 2.893.788. Nel 2020 erano stati di meno anche i pazienti trasfusi: 603 mila, contro i 638 mila dell’anno precedente.

 

La contrazione del numero dei donatori è costante dal 2012, quando se ne contavano circa il 5% in più, e con un’età media più giovane. Nel 2021 i nuovi donatori sono stati 267.949, in leggera crescita sul 2020, ma in netto calo rispetto a 10 anni fa (-9,6% dal 2012).

Un tema importante è quello dell’invecchiamento di chi dona: le persone con più di 46 anni sono passate dalle 650.202 del 2012 alle 787.156 del 2021. Crescono tuttavia le donne donatrici, oggi un terzo del totale: 551.173 di cui 120.720 nuove donatrici nel 2021.

Il risultato è comunque che dobbiamo comprare plasma dall’estero. L’acquisto di immunoglobuline nel 2021 ha pesato sulle casse del Servizio Sanitario Nazionale per oltre 117 milioni di euro, con un aumento di circa il 26% nell’arco degli ultimi cinque anni.

La donazione di plasma

Ogni donazione, di sangue o di plasma, conta, perché una ogni 10 secondi permette di trasfondere 1800 pazienti al giorno e di trattarne migliaia che necessitano di medicinali plasmaderivati. Il plasma è la parte liquida del sangue, composta per il 92% di acqua e per l’8% di proteine e sali minerali. La sua funzione importantissima è di trasportare molecole importanti per il nostro metabolismo quali il glucosio, i lipidi, gli ormoni, ossigeno e anidride carbonica.

Donare il plasma aiuta a salvare delle vite perché consente lo sviluppo di numerosi farmaci noti come farmaci plasmaderivati, di cui hanno bisogno i pazienti che soffrono di patologie legate al deficit delle diverse sostanze plasmatiche. Le immunoglobuline ad esempio, servono a trattare le immunodeficienze primitive e le malattie autoimmuni.

Nel 2021 il totale del plasma raccolto e poi conferito all’industria farmaceutica per la produzione di immunoglobuline, albumina e fattori di coagulazione si è attestato sugli 862 mila kg contro gli 843 mila kg del 2020 e gli 828 kg del 2019. Quella del 2021 è tuttavia una crescita a più velocità: in alcune regioni osserviamo importanti segni di ritardo. Da una parte c’è il Friuli Venezia Giulia con 24 kg di sangue ogni 1.000 abitanti, dall’altra il Lazio e la Campania che hanno raccolto rispettivamente 7,7 kg e 56 kg ogni 1.000 abitanti.

Per garantire all’Italia l’autosufficienza dall’estero anche in materia di medicinali plasmaderivati servirebbero 18 kg per 1.000 abitanti, e siamo ancora lontani dall’obiettivo.

Nel resto del mondo?

In Italia la donazione non è retribuita, ma non è così in tutto il mondo, anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato dal 2008 al 2018 un aumento di 10,7 milioni di donazioni di sangue da volontari non retribuiti. Tutto il mondo ha bisogno di donazioni, ma siamo ancora lontani da un equilibrio in tal senso: il 40% di queste viene raccolto in Paesi ad alto reddito, dove vive il 16% della popolazione mondiale.

Il tasso di donazioni di sangue per 1.000 abitanti è di 31,5 nei Paesi ad alto reddito, di 16,4 nei Paesi a reddito medio-alto, di 6,6 nei Paesi a reddito medio-basso e di sole 5 donazioni per 1.000 abitanti nei Paesi a basso reddito.

Inoltre solo 56 dei 171 Paesi dichiaranti producono autonomamente i medicinali derivati dal plasma (PDMP) di cui hanno bisogno: 91 Paesi riferiscono che tutti i PDMP sono stati importati dall’estero e 16 Paesi non hanno mai importato e quindi usato alcun plasmaderivato.