Stiamo affrontando una emergenza nell’emergenza”: così Francesco De Lorenzo, presidente dalla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), introduce il 13° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato lo scorso 13 maggio online in occasione delle celebrazioni per la Giornata nazionale del malato oncologico. Le parole del presidente sono un chiaro riferimento alle condizioni vissute dal malato oncologico durante la pandemia. Nel report 2021, però, non si parla solo di questo.

Ogni anno il rapporto registra lo stato di avanzamento delle iniziative intraprese negli anni precedenti e stimola interventi concreti, sollecitando le istituzioni coinvolte. I temi di quest’anno spaziano dalla sostenibilità alla politiche in ambito oncologico, passando per la relazione fra COVID-19 e cancro, fino ad arrivare al delicato tema dell’accessibilità delle cure.

Aspetti sociali e organizzativi in oncologia

I malati di cancro sono fra i più colpiti della crisi sanitaria degli ultimi due anni. “L’emergenza ha reso evidenti in modo inequivocabile le gravi insufficienze strutturali del sistema nell’assistenza ai malati di cancro, del tutto indipendenti dalla crisi sanitari”, si legge nelle prime pagine del rapporto. Problema evidenziato anche nel report dell’anno scorso. Già nel luglio 2020, in occasione dell’audizione sulla situazione dei pazienti oncologici durante l’emergenza presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, si parlava degli effetti che la pandemia avrebbe avuto sui malati oncologici e del ruolo che l’Europa avrebbe dovuto assumere nei mesi.

Il Piano Europeo di Lotta contro il Cancro, elaborato dalla Commissione Europea e pubblicato nel  febbraio 2021 pone al centro dell’attenzione il paziente, privilegia l’innovazione tecnologica, la ricerca e gli elevati standard di cura e mira ad abbattere le disuguaglianze favorendo programmi di collaborazione.

Come sottolinea il report, è fondamentale che questo stesso approccio sia una “opportunità, che l’ecosistema salute in Italia può cogliere allineandosi al documento europeo anche comprendendo come fare leva sui finanziamenti che verranno prossimamente messi a disposizione”.

La tutela del ruolo del caregiver spicca fra i principali obiettivi della direttiva europea sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare. Questo dovrebbe avvenire concedendo congedi e flessibilità lavorative ulteriori per queste figure che sono parte attiva nella cura del paziente oncologico.

Di particolare interesse sono gli interventi che mirano a migliorare la qualità della ricerca accademica attraverso il modello patient-journey studies. Secondo il modello gli studi non dovrebbero restringere l’attenzione sulla efficacia e tossicità di un singolo farmaco (o di una singola associazione di farmaci) in un periodo delimitato della storia naturale della malattia, ma piuttosto guardare all’intero percorso dei pazienti.

Cancro e COVID-19

La crisi pandemica ha determinato un importante ritardo diagnostico e terapeutico dei pazienti affetti da cancro e per far fronte a questo ritardo sono necessari una serie di investimenti in diversi settori. Proprio a proposito di questo ritardo diagnostico, il rapporto sottolinea: “Il cancro è una patologia tempo-dipendente. Il ritardo nell’intervallo tra diagnosi e trattamenti chirurgici, chemio e radioterapici produce un impatto negativo sulla sopravvivenza”.

Uno studio effettuato dall’Università Cattolica ha documentato come nel 2020 siano stati rimandati oltre un milione di interventi chirurgici e stima i ricoveri non effettuati nella prima e seconda ondata della pandemia in più di 1 milione e 7 mila. Incrociando i dati di questo studio con quelli delle schede di dimissione ospedaliere del 2019 si evince come siano stati rimandati il 99% degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5% di quelli per tumori alla prostata e il 74,4% di quelli per tumori al colon retto.

Lo scoppio della pandemia a livello mondiale ha anche avuto impatto sulle nuove diagnosi di tumore. Un lavoro italiano ha evidenziato che durante il lockdown (marzo-maggio 2020) si è registrata una riduzione del 45% di nuove diagnosi di tumore, confrontate con gli stessi mesi del 2018-19. Un successivo lavoro ha valutato l’impatto del lockdown (e la sospensione degli screening), evidenziando un calo delle nuove diagnosi del 35% rispetto all’anno precedente.

Anche nella ricerca clinica si percepisce il peso della pandemia. I dati sulla prima ondata dell’epidemia raccolti della Federazione dei gruppi cooperativi oncologici italiani (FICOG) confermano una riduzione complessiva di circa il 35% degli studi clinici, mentre il 92% dei comitati etici ha mantenuto l’attività in modalità telematica.
C’è da aggiungere, inoltre, che il nostro paese investe percentualmente meno rispetto al contesto europeo in ricerca e sviluppo: in Italia la percentuale in rapporto al PIL è del 1,4%, contro oltre il 2,5% di Francia e Germania. Inoltre l’Italia ha meno personale stabilizzato finalizzato alla ricerca, con meno di 5 ricercatori ogni 1.000 occupati contro gli oltre 9 su 1.000 di Francia e Germania.

Un’ulteriore ripercussione della pandemia sull’assistenza ai malati oncologici è stata la riduzione delle attività di prevenzione e screening e delle diagnosi precoci che ha portato a un aumento delle terapie e degli interventi chirurgici, aumentando una spesa che sarebbe potuta essere evitata con la giusta prevenzione.

Unico barlume di positività dell’impatto della pandemia sul sistema sanitario è la forte accelerazione della telemedicina, ovvero il processo di digitalizzazione della sanità che ha permesso di erogare attività di prevenzione, diagnosi e cura, monitorare le malattie e promuovere stili di vita sani, in totale sicurezza.

Sebbene si enfatizzi la necessità di potenziare ulteriormente questo strumento, secondo i dati del 2019 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), in Italia l’alfabetizzazione informatica adeguata appartiene solo al 36.6% della popolazione. Dunque è necessario, innanzitutto, ridurre il così detto “divario digitale” che non permetterebbe ai principali usufruitori, la parte più anziana della popolazione, di accedere a tali mezzi.

L’implementazione di sistemi informatici capaci di registrare e condividere tra strutture sanitarie dati e informazioni di interesse medico, anche attraverso l’analisi di questi, contribuirà a rivalutare i programmi di prevenzione esistenti e a migliorarli o crearne di nuovi. Oltre che definire nuove modalità di esercizio della pratica medica, produrrà anche un paziente più autonomo e competente che partecipa consapevolmente e attivamente alla raccolta dei dati e alle decisioni terapeutiche.

Per quanto riguarda i vaccini, la FAVO specifica: “Va ribadito che i malati di tumore si possono e debbono vaccinarsi”. I pazienti che sono in terapia e hanno una malattia ancora attiva sono potenzialmente a rischio in quanto immunodepressi, e quindi devono avere la precedenza nell’accesso al vaccino. Non ci sono controindicazioni alla vaccinazione né “esistono vaccini che possono indurre un rischio maggiore di sviluppare tumori”.

Il 13° rapporto presenta dati concreti, un’analisi puntuale della situazione italiana e proposte reali che possono migliorare la condizione assistenziale dei malati oncologici. Per chi volesse approfondire la questione, è possibile consultare tale documento liberamente al seguente link:

13° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici