In un articolo pubblicato sulla rivista Haematologica si ripercorre la storia dell’utilizzo del farmaco asparaginasi derivato dal patogeno delle piante Erwinia Chrysanthemi per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta dell’età pediatrica. Un farmaco scoperto oltre 60 anni fa.

L’azione dell’asparaginasi si basa sulla riduzione della concentrazione dell’amminoacido asparagina, fondamentale per il metabolismo e la sopravvivenza dei blasti leucemici, ovvero delle cellule cancerose. Il farmaco asparaginasi agisce privando dell’asparagina le cellule tumorali, portando così alla loro morte. Si tratta di un farmaco scoperto oltre 60 anni fa, prodotto dapprima come derivato da colture batteriche e, in tempi più recenti, come prodotto di biotecnologie ricombinanti, quelle tecniche di laboratorio che consentono di isolare e tagliare brevi sequenze di DNA per inserirle nel genoma di un’altra cellule e modificarne uno o più geni.

Carmelo Rizzari, professore di Pediatria e responsabile dell’Unità di Ematologia-Oncologia Pediatrica all’università Milano-Bicocca – tra gli autori dell’articolo – racconta come aver ripercorso la storia del farmaco, attraverso i vari studi condotti nel tempo, abbia loro ricordato il famoso film di Zemeckis, “Ritorno al futuro“, un viaggio che si è snodato dal presente al passato per poi proiettarsi nuovamente nel futuro. Il titolo della pubblicazione infatti, ricorda simpaticamente il titolo del film: Back to the future: the amazing journey of the therapeutic anti-leukemia enzyme asparaginase Erwinia chrysanthemi.

“Questo viaggio ha visto un utilizzo del farmaco con differenti modalità di somministrazione, differenti posizionamenti terapeutici  e meritevole alla fine, per la sua importanza, di approdare a tecnologie di produzione estremamente innovative”, ha spiegato il professore.

Gli autori ripercorrono la storia dell’utilizzo dell’asparaginasi derivata da Erwinia Chrysanthemi, soffermandosi sull’uso del farmaco come prima e successivamente come seconda linea terapeutica per la leucemia linfoblastica acuta e ripercorrendo le varie scoperte che si sono susseguite per permetterne un uso sempre più preciso e razionale. Fino ad arrivare ai giorni nostri in cui, a causa della difficoltà nella produzione da Erwinia Chrysanthemi, è stato intrapreso un percorso di produzione basato su nuove tecnologie, garantendone una produzione continuativa con profili di tossicità ed efficacia sovrapponibili a quelli derivati da tecnologie non ricombinanti.

“E ancora ci sarà da esplorare e da scoprire nel futuro di questo vecchio farmaco, ma mai realmente invecchiato”, conclude Rizzari.

 

L’articolo scientifico di Wing H. Tong e Carmelo Rizzari si può leggere a questo link: https://doi.org/10.3324/haematol.2022.282324