Uno studio italiano ha osservato la presenza di anomalie morfologiche nel midollo osseo di pazienti con leucemia promielocitica acuta in seguito a trattamento non chemioterapico. Si tratta però di una condizione benigna, definita dagli autori AIDUS.

AIDUS (Arsenic-Induced Dysplasia of Uncertain Significance): è questo il nome che gli autori di uno studio coordinato dall’Ospedale Tor Vergata di Roma, e pubblicato su Mediterranean Journal of Hematology and Infectious Diseases, propongono per descrivere i segni di displasia persistente (uno sviluppo anomalo o alterato di cellule), osservati nel midollo osseo di pazienti con leucemia promielocitica acuta trattati con acido all-trans retinoico (ATRA) e triossido di arsenico (ATO). Questo schema di trattamento, definito “chemio-free”, è utilizzato ormai da circa 10 anni e ha aumentato considerevolmente i tassi di remissione completa dalla malattia, con livelli inferiori di eventi avversi, tossicità e neoplasie secondarie, rispetto alla terapia chemioterapica classica, AIDA, ovvero acido all-trans retinoico e idarubicina.

 

Nello studio, i ricercatori hanno incluso 11 pazienti adulti trattati per leucemia acuta promielocitica tra il 2010 e il 2020, per i quali erano conservati campioni del midollo osseo per l’analisi retrospettiva a 3 mesi e a 1 anno dalla fine della terapia di consolidamento. Tutti i pazienti erano clinicamente guariti, in remissione molecolare completa e con esame emocromocitometrico normale.

Sono stati confrontati i campioni di chi aveva ricevuto lo schema ATRA/ATO con quelli di chi era stato trattato con il vecchio schema AIDA.

“Con displasia intendiamo delle variazioni morfologiche, secondo criteri di valutazione ben specifici, che colpiscono almeno il 10% di una linea cellulare”, ci spiega Enrico Santinelli, dottorando presso il Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, dell’Università di Roma Tor Vergata, tra gli autori dello studio. “Abbiamo osservato che tali variazioni morfologiche erano presenti in entrambi gli schemi di terapia che abbiamo considerato, e, in particolare riguardavano la linea cellulare dei megacariociti. Tuttavia, i pazienti con leucemia promielocitica acuta trattati con triossido di arsenico mantenevano tali segni di displasia anche nel follow up a 12 mesi, in assenza di alterazioni dell’esame emocromocitometrico”.

Per descrivere questo tipo di displasia, non idiopatica, gli autori hanno coniato la definizione AIDUS, Arsenic-Induced Dysplasia of Uncertain Significance: un quadro morfologico di displasia, non associato a citopenie o a rischio evolutivo in neoplasia mieloide, indotto dall’arsenico.

Ad oggi, le linee guida europee (ELN) sconsigliano i controlli prolungati del midollo nei pazienti a rischio basso-intermedio trattati con ATRA-ATO. “Il nostro studio, retrospettivo, ha analizzato una vecchia casistica. Oggi ancora qualche centro effettua le valutazioni midollari in fase di follow up. La presenza di displasia del midollo osseo, in seguito al trattamento con arsenico, potrebbe rivelarsi un fattore confondente durante i controlli, che potrebbe causare allarmismi”, continua Santinelli. “Difatti, i pazienti trattati con successo con arsenico non sviluppano delle neoplasie mieloidi legate al trattamento, eventualità descritta invece nei pazienti trattati con chemioterapia”, conclude Santinelli.

 

L’articolo scientifico di Santinelli E, et al., Long-term persistence of dysplastic features in patients with acute promyelocytic leukemia treated with all-trans retinoic acid and arsenic trioxide, pubblicato su Mediterranean Journal of Hematology and Infectious Diseases, è disponibile a questo link: https://www.mjhid.org/mjhid/article/view/5964