Lunghi ricoveri socialmente isolanti, trattamento chemioterapico intensivo, importanti effetti collaterali: i pazienti affetti da leucemia mieloide acuta tendono a essere sottoposti al disturbo post traumatico da stress (PTSD), definito dall’American Psychiatric Association “un disturbo conseguente all’esposizione ad uno o più eventi traumatici e risultante nella paura di rivivere esperienze traumatiche, in cambiamenti emotivi e comportamentali, in un umore disforico e in effetti negativi sulla cognizione”.

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La leucemia mieloide acuta è un tumore del sangue caratterizzato dalla moltiplicazione incontrollata di una delle cellule immature presenti nel midollo osseo; colpisce pazienti con un’età media di circa 60 anni e viene definita “acuta” per la rapidità del suo sviluppo.
Il disturbo post traumatico da stress diagnosticato in pazienti con LMA ad alto rischio può influenzare negativamente qualità della vita, umore e persino gli esiti clinici.

 

Lo studio su 160 pazienti con LMA ad alto rischio

In occasione del meeting annuale 2020 dell’American Society of Clinical Oncology il Massachusetts General Hospital ha presentato i risultati di uno studio condotto su pazienti con LMA allo scopo di determinare se le cure palliative integrate a quelle oncologiche potessero migliorare la qualità della vita e altri aspetti come l’umore, il PTSD e risultati nel fine vita.
L’analisi è stata condotta sui dati di 160 pazienti affetti da LMA ad alto rischio, quindi sottoposti a chemioterapia intensiva, di cui si volevano valutare i sintomi del PTSD un mese dopo la diagnosi. Di loro, 74 hanno ricevuto terapie standard mentre 86 hanno ricevuto le terapie per LMA integrate con cure palliative.

I risultati mostrano che il modello di cure palliative e oncologiche integrate ha portato a miglioramenti sostanziali nella qualità di vita, nei disagi psicologici e nelle cure per il fine vita, facendo emergere la necessità di interventi oncologici di supporto per ridurre l’incidenza di PTSD in questi pazienti.

 

Evitamento e ipervigilanza: i sintomi del PTSD

Valentina Massoli, psicologa clinica e di comunità, spiega che “nei pazienti con patologie gravi come la leucemia è possibile osservare comportamenti disadattivi di evitamento e difficoltà cognitive che vanno ad aumentare la probabilità di scarsa aderenza al trattamento e scarsi esiti. A tal proposito, uno studio di Chan, C.M.H. et all. (2018) riferisce di comportamenti di evitamento legati alle visite di controllo riguardanti il voler evitare di far riemergere ricordi spiacevoli. Inoltre, tali pazienti presentano manifestazioni riguardanti flashback e incubi quando rivivono la propria esperienza”.
Nello specifico, lo studio ha osservato che il 28% dei pazienti affetti da LMA riportava sintomi legati al PTSD già dopo un mese dall’inizio della chemioterapia. “Tra i fattori di rischio che influenzano l’insorgenza di tale patologia vi è la qualità della vita, le strategie di coping e l’entità del declino della qualità della vita nel corso del ricovero”, spiega Massoli. “Tra i sintomi riguardanti il PTSD che possiamo riscontrare vi sono sintomi intrusivi, di evitamento e ipervigilanza (Amonoo, H.L. et al., 2021)”.

 

Il PTSD dalla diagnosi al recupero

Il professor Adriano Venditti, associato di Ematologia presso l’università degli Studi di Roma Tor Vergata, spiega perché un paziente affetto da LMA può andare incontro a PTSD: “Il primo aspetto significativo in seguito alla diagnosi è la propria proiezione sul futuro, compresa quella della morte. Il secondo è la condizione di alterato stato di salute: gli effetti immediati della malattia interferiscono con la qualità della vita”. Fondamentale, sottolinea l’ematologo, è il percorso terapeutico con conseguenti significativi effetti collaterali. “Anche in casi in cui la terapia funziona e il paziente recupera lentamente, può innescarsi il PTSD. “È in questa fase che spesso si manifesta un crollo emotivo legato agli eventi che il paziente ha sofferto durante la terapia, sui quali non poteva soffermarsi essendo impegnato in una lotta per la vita”, ricorda Venditti. “Deve fare i conti con la paura che la malattia possa ripresentarsi, cambiamenti o cessazioni di lavoro, interruzioni di rapporti interpersonali”.

Migliori prospettive grazie a nuovi farmaci

Venditti sottolinea che “determinati aspetti sono comuni a tutte le malattie oncologiche, osserviamo però differenze in pazienti in chemioterapia per LMA rispetto a pazienti affette da tumore alla mammella, sia in termini di terapie che di effetti collaterali”.
“La LMA nasce nel midollo, fabbrica delle cellule del sangue; la malattia si trova quindi al suo interno. Diverso è per un paziente affetto da un tumore solido, con una fabbrica midollare sana, quindi una tolleranza maggiore”.
Venditti ricorda che grazie ai nuovi farmaci in commercio “possiamo affermare che la proporzione di pazienti ai quali possiamo proporre solo cure palliative, quindi del fine vita, si sta fortunatamente riducendo in termini quantitativi”.