La scoperta rivoluzionaria del sistema circolatorio a opera del medico inglese William Harvey rappresenta ancora oggi uno degli avvenimenti più importanti nel mondo della Fisiologia. Mancava però di un tassello fondamentale per essere completa. Fu il medico bolognese Marcello Malpighi a scoprire l’esistenza dei capillari grazie a uno strumento nuovo: il microscopio.

Il microscopio di Robert Hooke – Fondazione GIMEMA

Il microscopio di Robert Hooke. Tratto da Schema I di Micrographia (1665)

La scoperta rivoluzionaria dei capillari

Annagiulia Gramenzi, ricercatrice in Medicina interna e docente di Storia della Medicina presso l’università di Bologna, racconta il contesto storico della scoperta di Malpighi:

“Poco più che 30enne, dopo lunghi esperimenti effettuati sulla rana, riuscì a visualizzare al microscopio l’esistenza di minuscoli condotti attraverso i quali il sangue passava direttamente dalle arterie alle vene. Li chiamò ‘capillari’”.

“Malpighi nasce a Crevalcore proprio nell’anno in cui Harvey pubblica De motu cordis, nel 1628, e presenta la scoperta della circolazione sanguigna a Carlo I d’Inghilterra”, sottolinea la docente. “Abbiamo poche notizie sulle sue origini, ma sappiamo che la sua famiglia aveva un contenzioso aperto per alcuni possedimenti terrieri con la famiglia di Giovanni Girolamo Sbaraglia, medico nato a Bologna nel 1641 che diventerà uno dei principali avversari di Malpighi. Prima per motivi personali, poi professionali”.

L’ostilità del contesto bolognese

A differenza dell’ambiente accademico padovano dove aveva studiato Harvey, il contesto bolognese di quel periodo era “più conservatore”, spiega Gramenzi. “Parliamo di un momento in cui la medicina di derivazione galenica – la dottrina tradizionale – comincia a essere messa in discussione. Prima con l’anatomista Andrea Vesalio che osserva e corregge molti errori di Galeno, poi con l’arrivo di Harvey che ne confuta la fisiologia e quindi con il contributo di Malpighi, convinto sostenitore dello studio sperimentale di derivazione galileiana”. Proprio per questo Malpighi a
Bologna non trovò un terreno facile: “Il contesto era piuttosto ostile”, infatti dopo la laurea lasciò la città emiliana. Incontrò aspre opposizioni da parte dell’ambiente accademico, quindi si trasferì prima a Pisa e poi, dopo essere rientrato a Bologna per qualche anno, a Messina.
L’ostilità diffusa derivava anche dalla perplessità che suscitavano strumenti nuovi come il microscopio: “Per utilizzarlo occorreva allestire i preparati, modificare l’anatomia in maniera ‘artificiosa’. Molte delle polemiche erano dovute al fatto che questi strumenti e metodi di preparazione in qualche modo potessero alterare la struttura anatomica originaria”, spiega Gramenzi.

I primi esperimenti per la cura dei pazienti

Va sottolineato che nonostante la scoperta della circolazione del sangue e dei capillari fosse rivoluzionaria dal punto di vista anatomico e fisiologico, dal punto di vista della cura dei malati all’epoca non cambiava pressoché nulla.

Spiega Gramenzi che “anche se Malpighi è stato un grande medico, i medicamenti e i rimedi che prescriveva ai suoi pazienti erano quelli della tradizione classica.

Marcello Malpighi – Fondazione GIMEMA

Ritratto di Marcello Malpighi

Dopo la scoperta di Harvey della circolazione sanguigna erano iniziati i primissimi tentativi di iniettare delle sostanze per via endovenosa negli animali o nell’uomo, ma si trattava di studi del tutto preliminari e con esiti non di rado disastrosi. Le trasfusioni di sangue diventeranno sicure solo con la scoperta dei gruppi sanguigni, che valsero il premio Nobel al medico e biologo Karl Landsteiner nel 1930”.

De polypo cordis, “atto di nascita dell’ematologia moderna”

Gramenzi sottolinea che la scoperta dei capillari non è l’unica che Malpighi svolge nel campo dell’Ematologia: “Nell’opera De polypo cordis scompone i ‘polipi del cuore’, coaguli rinvenuti in pazienti deceduti per insufficienza cardiorespiratoria. Un’occasione per cimentarsi con l’analisi strutturale del sangue e comprenderne la struttura profonda e identificare una miriade di atomi rossi, i globuli rossi osservati per la prima volta da Malpighi”.

Luigi Belloni nel 1967 descrive De polypo Cordis come “atto di nascita della moderna ematologia”, creando fermento a livello intellettuale.

“Attraverso la scomposizione di questi coaguli che trova nel cuore, Malpighi assesta un colpo ulteriore al galenismo che riteneva questi polipi fatti di flegma, uno dei quattro fluidi fondamentali della teoria umorale”.
Per Malpighi i piccoli animali hanno sempre rappresentato uno strumento di studio fondamentale: “Riteneva che fossero il microscopio della natura, tant’è che poi le scoperte sui polmoni le effettuerà sul polmone di rana”.

Una carriera di prestigio e l’incarico papale

Scoperte rivoluzionarie, quelle del medico bolognese che fu costretto a lasciare due volte la sua città, per il clima di ostilità che si respirava. “Gli storici della Medicina raccontano che non era un grande polemista, amava di più ritirarsi e cambiare aria. Da ricordare Ovidio Montalbani, medico bolognese convinto galenista che lo osteggiò in tutti i modi tanto che arrivò al punto di ottenere il temporaneo annullamento del titolo dottorale di Malpighi, quando si laureò facendosi conoscere come un innovatore”. Fu più osteggiato di Harvey, perché Bologna era molto più restia rispetto a Padova nell’accogliere nuove teorie. Questo non gli impedì una carriera di prestigio, alla fine della quale si trasferì a Roma, dove diventò medico di Papa Innocenzo XII nel 1691, e dove morirà tre anni dopo.

 

Microscopio di Robert Hooke – Public domain, via Wikimedia Commons
Ritratto di Marcello Malpighi, autore sconosciuto – Public domain, via Wikimedia Commons