L’European LeukemiaNet ha elaborato un documento che evidenzia le aree critiche di intervento nella gestione dei pazienti con trombocitemia essenziale con mutazione del gene CALR.

Durante il congresso virtuale dell’European LeukemiaNet dello scorso anno si è discusso dei bisogni clinici insoddisfatti nel campo delle neoplasie mieloproliferative, arrivando alla proposta di elaborare delle linee guida per il trattamento della trombocitemia essenziale con mutazione del gene CALR (Calreticulina). Le raccomandazioni elaborate, sia terapeutiche che di gestione dei pazienti, sono state pubblicate su The Lancet Haematology lo scorso settembre.

La trombocitemia essenziale è una neoplasia mieloproliferativa caratterizzata da aumento della conta piastrinica e da un aumentato rischio di trombosi ed emorragie. Negli anni sono state identificate delle mutazioni chiave associate alla malattia, che ne influenzano anche la sintomatologia e la prognosi. La mutazione del gene CALR è presente in circa il 25% dei pazienti con trombocitemia che, solitamente, sono quelli più giovani, con una conta piastrinica più alta e un minor rischio di trombosi.

Le attuali raccomandazioni cliniche per la gestione della trombocitemia essenziale sono state però elaborate prima dell’identificazione di questa mutazione e, anche se si tratta di pazienti con basso rischio di trombosi, ricevono le stesse terapie di quelli con rischio più alto. Proprio questo è stato ritenuto, dall’European LeukemiaNet, un bisogno clinico non soddisfatto.

Per arrivare all’elaborazione di linee guida condivise per il trattamento di questo tipo di trombocitemia essenziale, è stato costituito un comitato direttivo, composto da quattro membri dell’European LeukemiaNet che ha, a sua volta, riunito un gruppo di dieci esperti. Sono state indicate 51 potenziali esigenze cliniche non soddisfatte nella gestione della trombocitemia essenziale mutata CALR, valutate dagli esperti con un punteggio basato sulla loro rilevanza nella gestione della malattia. I punteggi raccolti, insieme al riesame degli studi presenti in letteratura, sono serviti per stilare le linee guida, sottoposte poi a una valutazione con metodo consensuale: le proposte per cui il livello di consenso arrivava al 90% sono state inserite nel documento.

“Questo lavoro ha una duplice valenza: da una parte è stata condotta una revisione critica e ragionata dei dati di letteratura, dall’altra sono state formulate raccomandazioni di trattamento che tengono conto di quanto emerso dalla raccolta di bisogni non soddisfatti”, commenta Emanuela Sant’Antonio, ematologa dell’Azienda USL Toscana Nord Ovest, tra gli autori dell’articolo pubblicato su The Lancet.

“Le aree critiche principalmente evidenziate sono relative alla gestione della profilassi antiaggregante, in grado di ostacolare l’aggregazione piastrinica e quindi la formazione di trombi, soprattutto nei pazienti a basso rischio che possono essere gestiti diversamente, anche solo con osservazione e senza intervento terapeutico”, continua l’ematologa.

“Sono stati discussi i temi della corretta definizione e gestione dei casi con piastrinosi estrema – elevato aumento del numero di piastrine –, le indicazioni per l’inizio di una terapia citoriduttiva, che ha l’intento di riportare la conta delle piastrine a valori normali, e i farmaci di scelta da utilizzare in tal caso. È stata, inoltre, sottolineata la difficoltà nella gestione della gravidanza, che al momento non è individualizzata ma è uguale per tutte le pazienti, a prescindere dalla loro mutazione”.

“Oggi l’obiettivo terapeutico è muoversi verso forme di terapia più personalizzate, che tengano conto dei differenti rischi vascolari. E questo documento ci aiuta a capire meglio quali sono i quesiti clinici ai quali la ricerca potrà e dovrà rispondere nei prossimi anni per migliorare nello specifico la gestione dei pazienti affetti da trombocitemia essenziale con mutazione del gene CALR”, spiega la dottoressa.

“Questo documento che individua le aree critiche potrebbe essere importante per chi disegnerà le prossime raccolte di dati nel campo delle neoplasie mieloproliferative, per prevedere degli interventi ad hoc per la gestione dei pazienti con trombocitemia essenziale mutata CALR”, conclude Sant’Antonio.