È un titolo importante quello assegnato al medico settecentesco inglese William Hewson, definito il “padre dell’ematologia”. Ma importanti, in effetti, furono le sue scoperte, dall’osservazione della struttura dei globuli rossi allo studio del processo di coagulazione. Non tanto perché ebbero un’applicazione immediata nella cura delle malattie dell’epoca, quanto perché spianarono la strada a successive conquiste mediche.

Figlio di un farmacista-chirurgo di Hexham (nord-est dell’Inghilterra), la strada di Hewson sembra segnata fin dalla nascita, nel 1739. Tuttavia, pur seguendo le orme del padre, lascia il nido molto presto e va a studiare a Edimburgo, Parigi e Londra. Fu proprio nella capitale del Regno Unito che, nell’autunno del 1759, incontra i fratelli William e John Hunter e diventa loro allievo.

John Hunter – Fondazione GIMEMA

John Hunter

L’influenza di John Hunter

“Per contestualizzare la figura di William Hewson e capire gli eventi e gli strumenti che lo portano alle sue scoperte, non si può non parlare soprattutto di, un personaggio nodale nella storia della medicina”, racconta Fabio Zampieri, professore associato di Storia della Medicina al dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica dell’Università di Padova.

“Hunter era un anatomista e si inseriva nella tradizione dell’anatomia microscopica inaugurata nel Seicento dal famoso medico di Bologna Marcello Malpighi, il primo a utilizzare il microscopio per lo studio dell’anatomia umana, precedentemente analizzata osservando a occhio nudo gli organi e i tessuti del corpo umano”.

Grazie ad Hunter, Hewson – che nel frattempo, a poco più di vent’anni, era già diventato assistente di anatomia all’ospedale Guy e St. Thomas di Londra e “supplente” di anatomia di John quando parte in guerra – inizia ad osservare le funzioni dell’organismo e le malattie con una prospettiva anatomica microscopica. Tra i suoi primi grandi osservati, le cellule del sangue.

Le cellule del sangue

“Non le scopre Hewson” – riprende Zampieri –  “ma ne capisce più a fondo la struttura.

Prima di tutto, nota che i globuli rossi non erano sferici, come si pensava, ma discoidali. È una nozione importante perché oggi sappiamo benissimo che la forma dei globuli rossi è determinante per comprendere la loro funzione o la loro disfunzione.

Cinque figure che mostrano i vasi linfatici di tronco, braccia e gambe sezionati

Ad esempio, nell’anemia falciforme queste cellule assumono la forma di falce e non riescono più a svolgere il ruolo principale per cui nascono, cioè il traporto dell’ossigeno.

Il secondo importante contributo riguarda l’individuazione dei globuli bianchi, che lui inizialmente definisce colourness cell, cioè cellule senza colore”.

Si sbaglia sul fatto che nascessero dal sistema linfatico, “ma dimostra che questo apparato, descritto per la prima volta dal medico olandese Thomas Bartholin nel Seicento, era distinto da quello circolatorio, contrariamente a quanto si pensava in quegli anni, e che poteva assorbire le sostanze nocive ingerite diffondendole nell’organismo”, precisa l’esperto.

La coagulazione del sangue

Continuando i suoi studi sul sangue, Hewson ha anche l’opportunità di analizzare a fondo la coagulazione, diventando il primo medico a parlare di fibrinogeno (una proteina del plasma che prende parte al processo coagulativo) e aprendo la strada alla successiva scoperta di trombina e protrombina, tutte molecole coinvolte nella coagulazione sanguigna.

“Gli studi di Hewson sono interessanti anche perché nel corso dei suoi esperimenti chimici dimostra come diversi sali, come il sodio solfato, hanno un effetto anti-coagulante” sottolinea lo storico. “Questa scoperta è stata determinante per la realizzazione, agli inizi del Novecento quando furono identificati i gruppi sanguigni, delle banche del sangue per le trasfusioni.

La sostanza utilizzata per mantenere il sangue fluido e subito disponibile, infatti, era del tutto simile a quella sperimentata da Hewson. Gli stessi principi sono stati altrettanto essenziali per la formulazione dei medicinali anti-coagulanti, oggi utilissimi nella prevenzione delle malattie cardiovascolari”.

Le basi per l’ematologia

Meno rivelatori ma pur sempre significativi, invece, gli studi su timo e milza. “Più che altro perché” – conclude Zampieri – “seguendo la tradizione di Malpighi e Hunter, porta in primo piano gli organi, le ghiandole e le parti più piccole dell’organismo, osservandole al microscopio e ponendo le basi per studi successivi. Oggi non potremmo parlare di Ematologia, branca nata nella seconda metà dell’Ottocento come tutte le specialità mediche, senza i suoi contributi”.

 

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Crediti:

  • John Hunter, 18th century. Author original portrait by Sir Joshua Reynolds. Permission: free work. Wikimedia Commons
  • Lymphatics: five figures showing the lymphatic vessels of a dissected torso, arms and legs. Coloured line engraving by J. Pass, after W. Hewson, 1796. Wellcome Collection. Public Domain Mark