Pubblicati i risultati di uno studio condotto per conto della Fondazione Italiana Linfomi (FIL) sulla valutazione multidimensionale di pazienti anziani ematologici destinati al trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (allo-SCT).

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Negli ultimi anni è stato osservato un notevole incremento di anziani candidati al trapianto allogenico (da donatore compatibile). Un trattamento che richiede ormai una valutazione multidimensionale dei pazienti per ottenere maggiori e significative informazioni prognostiche e facilitare le equipe mediche nella selezione e gestione dei candidati. Per questo la Fondazione Italiana Linfomi ha commissionato uno studio decennale con l’obiettivo si descrivere le condizioni complessive del paziente ematologico anziano attraverso un punteggio (score). Lo studio ha raccolto i dati di 228 pazienti reclutati in Italia e in Francia dal 2008 al 2018 e risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Bone Marrow Transplantation di Nature. Li ha commentati a GIMEMA informazione Nicola Polverelli – medico degli Spedali Civili di Brescia, USD Trapianti di Midollo Osseo per Adulti – che ha condotto lo studio guidato da Domenico Russo (direttore della scuola di Specializzazione in Ematologia di Brescia) e da Mohamad Mohty, del Saint Antoine Hospital AP-HP di Parigi.

Perché è cresciuto il numero di pazienti ematologici anziani candidati all’allo-SCT?

L’allungamento dell’aspettativa di vita, l’invecchiamento della popolazione generale e l’età avanzata al momento della diagnosi di molti pazienti affetti da malattie ematologiche hanno portato a un significativo incremento del numero di individui anziani seguiti nei centri ematologici. Inoltre, la migliore caratterizzazione dei donatori, lo sviluppo di chemioterapie di condizionamento a intensità ridotta (somministrazione di dosi di chemio prima del trapianto, ndr), la disponibilità di nuovi trattamenti antitumorali e di migliori terapie di supporto hanno consentito la progressiva estensione dell’utilizzo dell’allo-SCT a pazienti di oltre 70 anni, fino a pochi anni fa esclusi dai programmi di trapianto.

Quali pazienti possono beneficare di questo trapianto? Con quali criteri vengono selezionati?

L’allo-SCT è il trattamento elettivo per molte patologie ematologiche, come le leucemie acute, le mielodisplasie, la mielofibrosi ma anche linfomi, mieloma e altre non rispondenti a trattamenti standard. In considerazione dei rischi legati alla procedura, la selezione dei pazienti che possono beneficiare del trapianto è fondamentale per garantire la migliore scelta terapeutica. Classicamente, gli strumenti più utilizzati per valutare l’eleggibilità al trapianto sono le scale di performance – come la scala di Karnofsky [KPS] – o gli score di comorbidità, come l’indice di Sorror – HCT-CI.  Lo stato generale di salute, la presenza/assenza di una o più comorbilità, insieme ad altre caratteristiche trapiantologiche (tipo di donatore, rischio di rigetto) guidano la scelta di procedere o meno al trapianto.

Da cosa nasce l’esigenza di uno strumento di valutazione specificamente rivolto ai pazienti anziani?

Dalla necessità di curare al meglio i pazienti anziani più fragili, selezionando per il trapianto solo coloro che possano realmente beneficiarne. Disponendo di nuove terapie efficaci, il medico ematologo può scegliere la terapia più opportuna cucendola, come un sarto, sul paziente, valutando così in maniera precisa benefici e rischi attesi di tutte le opzioni terapeutiche disponibili.

Quali sono i limiti degli strumenti di valutazione dei pazienti anziani idonei al trapianto usati finora?

La scala di Karnofsky è uno strumento di valutazione soggettivo e solo una minoranza di pazienti trapiantati in età avanzata presenta una riduzione di questo indice, rendendolo di fatto poco attendibile dal punto di vista prognostico. Al tempo stesso, l’HCT-CI è stato sviluppato e validato su casistiche di pazienti giovani e con patologie ematologiche che non rappresentano più l’attuale popolazione di pazienti trapiantati. Alcuni studi, infatti, hanno chiaramente rilevato la scarsa abilità di prognosi di questi strumenti nei pazienti più fragili.

In che cosa differisce da questi lo score FIL? In che modo fornisce maggiori informazioni prognostiche nei pazienti anziani sottoposti ad allo-SCT?

Lo score FIL è uno strumento di valutazione multidimensionale che valuta differenti aspetti del soggetto.

Oltre all’età (≥80 anni), considera la presenza di patologie concomitanti, valutate con una scala di comorbidità geriatrica (scala CIRS-G) e la funzionalità dell’individuo in termini di autosufficienza nelle attività quotidiane semplici (scala ADL) e complesse (scala IADL).

Tali informazioni contribuiscono a una valutazione dell’individuo complessiva e integrata. Nell’esperienza italo-francese su pazienti trapiantati in età avanzata, il FIL score ha dimostrato di poter identificare con precisione i pazienti che beneficeranno del trapianto, selezionando quelli a più alto rischio trapiantologico. Al contrario, lo score HCT-CI ha mostrato uno scarso potere predittivo.

È possibile migliorare il valore prognostico dello score FIL?

In futuro, l’efficienza dello score FIL potrà essere migliorata integrando nuovi strumenti che possano valutare altri aspetti rilevanti della funzionalità del paziente, come la sfera cognitiva, o la forza muscolare. Numerosi score geriatrici, che includono queste valutazioni, hanno confermato la loro efficacia prognostica nei pazienti affetti da tumori solidi ed ematologici, seppur non ancora nei trapianti. I prossimi step saranno quindi improntati alla valutazione di tali strumenti nell’ambito del trapianto di cellule staminali e alla loro combinazione con lo score FIL per costruire strumenti sempre più precisi e garantire ai pazienti la migliore terapia possibile.

 

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