Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Hematology ha indagato l’utilizzo del farmaco blinatumomab come monoterapia per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta in stadio avanzato. I risultati sono incoraggianti.

Negli ultimi anni la sopravvivenza dei pazienti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B è sensibilmente migliorata, anche grazie all’avvento di nuove immunoterapie. Tuttavia, resta ancora del tutto insoddisfacente – circa sette mesi – la sopravvivenza per le forme refrattarie e recidivanti.

La maggior parte delle terapie per le forme refrattarie e recidivanti utilizza immunoterapie con anticorpi e CAR-T, ovvero cellule del sistema immunitario modificate per riconoscere e uccidere le cellule cancerose, e ha come obiettivo condurre il paziente verso il trapianto allogenico di cellule staminali.

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Hematology ha indagato l’utilizzo del farmaco blinatumomab, in somministrazione sottocutanea, come monoterapia per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta in stadio avanzato. Blinatumomab è un anticorpo monoclonale bispecifico, in grado di riconoscere il recettore CD19 presente sul 90% delle cellule leucemiche. La sua caratteristica di anticorpo bispecifico è quella di legare simultaneamente i linfociti T citotossici attraverso il recettore CD3 presente sulla loro superficie e il recettore CD19 presente sulle cellule leucemiche. I linfociti T citotossici sono quelle cellule del sistema immunitario in grado di riconoscere e uccidere le cellule malate. Blinatumomab, quindi, facilita proprio il riconoscimento e la distruzione delle cellule leucemiche da parte dei linfociti T citotossici.

Malgrado il campione di pazienti su cui si è basato lo studio sia limitato – ventisette casi – i risultati sull’utilizzo di blinatumomab in monoterapia per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta sono apparsi incoraggianti, mostrando un’elevata efficacia terapeutica in associazione a un buon profilo di tollerabilità.

Un terzo dei pazienti (9/27) ha ricevuto il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche al termine del trattamento con blinatumomab. Quattro pazienti trattati con la dose di 500 μg/1000 μg e un paziente trattato con la dose di 250 μg/500 μg hanno completato quattro cicli di terapia con negatività della malattia residua minima; si è dimostrata in questi casi una risposta terapeutica ottimale e un effetto prolungato del trattamento con blinatumomab.

L’efficacia del trattamento è risultata superiore nelle fasi più precoci di malattia e questo, insieme ai risultati positivi di efficacia e tollerabilità, apre nuovi spiragli per l’utilizzo di anticorpi bispecifici nelle terapie di prima linea, col fine anche di risparmiare al paziente ulteriori chemioterapie aggressive.

 

Correzione e conclusioni: Desideriamo correggere la frase “L’efficacia del trattamento è risultata superiore nelle fasi più precoci di malattia” con “L’efficacia e la tollerabilità del trattamento in pazienti in fase avanzata aprono nuovi spiragli per l’utilizzo di anticorpi bispecifici nelle terapie di prima linea della leucemia acuta linfoblastica, con il fine di risparmiare al paziente numerose chemioterapie aggressive”.

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Lo studio di Mechraoui e colleghi invece è disponibile qui: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ajh.27227