Dal 1950, ogni 7 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Salute (il World Health Day), una giornata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) allo scopo di sensibilizzare la popolazione di tutto il mondo sui temi della salute globale. Con il tema  “Il nostro pianeta, la nostra salute, nel 2022 l’OMS ha scelto di porre l’accento su un tema estremamente urgente: il legame indissolubile tra la salute del nostro pianeta e quella dell’essere umano.

In un mondo inquinato diventano più frequenti patologie come il cancro, l’asma e le malattie cardiovascolari. Si stima che più di 13 milioni di morti ogni anno siano dovute a cause ambientali che potrebbero essere evitate contrastando la crisi climatica. Per l’OMS la crisi climatica è anche una crisi sanitaria.

 

Riscaldamento globale e salute umana

I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale stanno già avendo un impatto sulla salute umana a causa di eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, come tempeste e inondazioni, ma anche compromettendo i sistemi alimentari, aumentando le zoonosi e la diffusione di malattie trasmesse da cibo e acqua, provocando problemi di salute mentale.

Una delle conseguenze più allarmanti per la salute della nostra specie è l’aumento della temperatura globale. Oggi il riscaldamento prodotto dalle attività umane ha già raggiunto il livello di circa 1°C rispetto al periodo pre-industriale e solo nel decennio 2006-2015 è cresciuto di 0,87°C (±0,12°C).

Le elevate emissioni di anidride carbonica derivanti dal consumo dei combustibili fossili causano un aumento della temperatura globale che impatta sul nostro corpo rendendolo più suscettibile allo sviluppo o all’aggravamento di malattie preesistenti, in particolare quelle cardiovascolari. Inoltre, l’incremento della temperatura atmosferica e degli oceani causa cambiamenti dei venti e del livello di umidità contribuendo a determinare eventi climatici avversi come le ondate di calore, che possono dimostrarsi pericolose per la nostra salute o addirittura fatali.

IPCC Focal Point for Italy – Rapporto Speciale sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 °C, 2018 https://ipccitalia.cmcc.it/


Gli effetti sul sistema vascolare e sul cuore

L’aumento della temperatura ambientale, specialmente durante le stagioni più calde, può causare anche un aumento della temperatura corporea e lo sviluppo di disfunzioni cardiovascolari in modo diretto e indiretto.

Un’eccessiva temperatura corporea attiva l’ipotalamo, una regione del sistema nervoso centrale deputata alla termoregolazione ovvero al mantenimento dell’equilibrio termico del corpo umano. L’ipotalamo, a sua volta, attiva le ghiandole sudoripare, provoca vasodilatazione delle arterie e incrementa il flusso del sangue a livello della pelle. Questi tre meccanismi combinati permettono la produzione del sudore. A questo punto, il calore esterno provoca l’evaporazione dell’acqua dalla superficie corporea che si raffresca e fa ridurre la temperatura corporea. Ma quando la temperatura esterna è particolarmente elevata, come avviene durante una forte ondata di calore, la quantità di acqua persa può essere così elevata da causare disidratazione.

La disidratazione determina quella che viene chiamata emoconcentrazione, una riduzione della quantità di acqua nel sangue che lo rende più denso. Così può aumentare il rischio all’interno dei vasi sanguigni di formazione dei trombi, che possono causare ictus ischemico, infarto del miocardio, trombosi ed embolia polmonare.

Lo stress che il calore provoca sulle cellule danneggia anche direttamente la parete dei vasi sanguigni favorendo lo sviluppo di disfunzioni cardiovascolari croniche (come l’aumento della pressione arteriosa), dei disturbi della frequenza cardiaca, della malattia renale sia acuta che cronica, della malattia coronarica acuta e degli eventi tromboembolici, che rappresentano le patologie più frequentemente associate alla crisi climatica.

L’incidenza delle patologie correlate al caldo varia da regione a regione a seconda della temperatura di base e delle stagioni. Nella gran parte delle zone del mondo, l’estate rappresenta un periodo nel quale è maggiore il rischio di sviluppare queste patologie, soprattutto per le persone che hanno scarsa capacità di far fronte a importanti variazioni di temperatura, come i bambini e gli anziani, o quelle che svolgono attività lavorative all’aperto.

L’aumento della temperatura causa, inoltre, una riduzione della capacità di svolgere attività fisica, essenziale per il mantenimento di una buona funzionalità cardiocircolatoria.

Un’altra categoria di persone a rischio è quella dei pazienti che assumono una terapia farmacologica in maniera continuativa per le patologie cardiovascolari. Soprattutto durante le ondate di calore, infatti, i parametri vitali come la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa possono variare di molto a causa della disidratazione e questo può comportare un’alterazione dell’effetto del farmaco che rende necessaria una rimodulazione della dose dei farmaci per non incorrere in reazione avverse anche gravi.


Soluzioni a breve e lungo termine

Per rendere le comunità meno vulnerabili all’aumento eccessivo della temperatura globale e alle ondate di calore, è necessario che i governi di tutto il mondo si dotino di programmi di sensibilizzazione di prevenzione riguardanti le patologie correlate al calore.

Ogni cittadino, inoltre, può imparare a proteggersi autonomamente mantenendosi ben idratato, evitando di esporsi il più possibile a temperature elevate, non compiendo estenuanti sforzi fisici all’aperto durante le ondate di calore e mantenendo controllati gli eventuali effetti aversi dei farmaci che si assumono.

Agire a lungo termine per mantenere in salute il pianeta è, però, l’unica soluzione per mantenere in salute la nostra specie. Per ridurre l’emissione di anidride carbonica e mantenere sotto controllo la temperatura globale non sono necessarie solo azioni individuali come l’utilizzo di mezzi ecologici, la riduzione del consumo di carne o il riciclo ma anche, e soprattutto, azioni strutturate e congiunte dei governi di tutto il mondo.

Proprio il 4 aprile, è stata pubblicata la terza parte del sesto rapporto dell’IPCC, il principale organismo scientifico internazionale sui cambiamenti climatici. Questo ultimo report affronta le possibili soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra. Secondo l’IPCC tutto dovrà cambiare: energia, edifici, trasporti, cibo e industria. E con questi, i nostri stili di vita.